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Albergo Diffuso: albergo, casa, famiglia

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Con grandissimo piacere innauguriamo il blog con un articolo scritto per noi dalla giovane Dott.sa Chiara Mazzocato.

Chiara, qualche tempo fa, ci ha contattati perchè rispondessimo ad una breve intervista di raccolta dati riguardo gli alberghi diffusi , tema della sua tesi di Laurea in Lingue per la comunicazione turistica presso l'università di Verona.

Ci racconta così:

“Abbiamo ripulito ogni singolo mattoncino, ma ognuno è rimasto al proprio posto.”

Così si descrive l’Albergo Diffuso Locanda Alfieri, riassumendo in qualche parola ciò che sorregge l’intero sistema dell’ospitalità diffusa: una famiglia che si prende cura di ogni piccolo spazio della propria dimora, per renderla “un po’ casa e un po’ albergo” e accogliere il visitatore in uno spazio autentico.

L’Albergo Diffuso è un albergo a tutti gli effetti. Si tratta dunque di una struttura ricettiva, e quindi un’impresa, gestita da un soggetto unico, che offre tutti i servizi legati all’ospitalità alberghiera. È anche , lo dice il nome, diffuso: le sue camere distribuite all’interno di un borgo, ricavate da edifici storici o in ogni caso già esistenti. Nulla viene costruito per creare un albergo nuovo, ma un nuovo albergo si crea da ciò che già esisteva: una comunità viva, tradizioni tramandate, camere che raccontano la storia del luogo, con qualche comfort in più che la modernità ci concede.

Albergo Diffuso però non è solo un insieme di case sparse. Il valore aggiunto totalmente unico che propone, il più difficile da trasmettere a parole, è la filosofia con cui viene gestito, ovvero l’offrire un soggiorno al visitatore come residente temporaneo del borgo.

I primi progetti di Albergo Diffuso nascono negli anni Ottanta, non senza ostacoli, dall’instancabile lavoro di studiosi di ogni campo, quali l’architetto Carlo Toson, lo scrittore Leonardo Zanier, il professore ed esperto di marketing Giancarlo Dall’Ara, attualmente alla presidenza dell’Associazione Nazionale Alberghi Diffusi. L’ospitalità diffusa, famiglia di cui la formula dell’Albergo Diffuso fa parte, nasce con l’obiettivo di costituire una risorsa per il luogo che la ospita, aiutando l’economia di un piccolo borgo, un gioiello storico e architettonico squisitamente italiano, martoriato dallo spopolamento.

Ecco che un albergo realizzato nel rispetto e, anzi, nell’esaltazione di ciò che custodisce, in quanto tesoro del passato e non rifiuto polveroso, può donare al borgo quel che a esso serve: l’arrivo di visitatori attenti alla delicatezza del loro passaggio, che acquistano prodotti locali e ascoltano le storie degli anziani, mentre i giovani servono loro il piatto tipico che hanno appena imparato a cucinare.

Oggi più che mai è necessario chiedersi, come essere sostenibili? Come aiutare la nostra cara Italia? Come essere un turista responsabile senza dover rinunciare a nulla? L'ideale non è né invadere il paesaggio di ombrelloni, imponendosi sul territorio, ma nemmeno essere una mosca sul muro, distaccati e senza lasciar traccia del proprio passaggio. Lo scopo è creare una relazione con il luogo in cui si soggiorna, per donare qualcosa in cambio di un’accoglienza calorosa e un’esperienza autentica e irripetibile.

Come si può rientrare da un week end sentendosi parte di un luogo, dopo così poco tempo trascorso lì? Il segreto sta nel vivere il luogo attraverso le sue persone, non camminando tra le sue vie per poi andarsene in silenzio con una fotografia in tasca.

Vivere come uno del posto restituisce un'immagine spesso un po' disillusa del luogo, con le sue imperfezioni, le rughe...proprio per questo, però, è un'immagine più vera e soddisfacente.

L'albergo diffuso assume a volte  un aspetto più  informale, ma poi del resto a cosa serve la la formaltà se si è tra amici?

 

 

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